mercoledì 21 febbraio 2018

Etiopica-mente

Viaggiare è mettere in discussione le nostre piccole e grandi certezze. E in Etiopia ho discusso parecchio ... soprattutto con me stesso.

Il cibo: de gustibus!
L'injera è il piatto tradizionale dell'Etiopia, si tratta di una sfoglia di pasta con sopra carne e spezie varie. E' un piatto molto gustoso da condividere insieme ad altri mangiandolo con le mani. L'injera è fatta con il tef, cereale coltivato in Etiopia ed Eritrea che risulta privo di glutine; ciò dovrebbe renderlo molto appetibile nei nostri mercati alla ricerca di alimenti più "salutari". Chissà se l'Etiopia saprà sfruttare questa risorsa.

Terminato l'injera segue il rito della tostatura del caffè. Buonissimo il profumo dei chicchi scottati sul fuoco. A volte, però, il caffè viene servito con il sale.

In qualche occasione ho dovuto mettere in discussione anche il nostro sopraffino palato italico, soprattutto quando ho visto un piccolo etiope sputare disgustato un famoso snack al cioccolato che ha fatto sognare generazioni di bambini italiani. E così pure con il formaggio grana, poco gradito dai locali che, ovviamente, preferiscono il  loro formaggio, chiamato Kocho. Peccato che dalla foto non si possa sentire l'intensissimo "profumo" di Kocho che pervadeva interi mercati.


I mezzi di trasporto
Tra le strade piene di asini, muli, cavalli e carretti, sfrecciano i Bajaj, equivalenti dei Tuk tuk del Kenya, che posso ospitare - in posizioni laocoontiche - fino a 5 persone.


Mi è anche capitato di fare l'autostop e salire sul cassone di un camion carico di merce. Ma soprattutto in Etiopia ho riscoperto la forza delle gambe; km e km di camminate per raggiungere i villaggi più sperduti insieme ad adulti e bambini che fanno questi percorsi tutti i giorni per l'acqua, il mercato o semplicemente per andare a scuola.



Una lingua... senza futuro!
Quando sono sceso in Etiopia sapevo che la lingua sarebbe stato un problema. Scoprire però che l'amarico (lingua ufficiale etiope), oltre a non utilizzare i caratteri e la fonetica latina, è una lingua senza "futuro" (cioè senza tempo futuro dei verbi), mi ha fatto capire l'importanza che ha il presente nella prospettiva culturale locale. 
Le poche parole che sono riuscito a memorizzare al primo ascolto sono frutto del "lascito" dell'occupazione italiana; infatti alcuni termini nostrani sono sopravvissuti fino ad oggi, come ad esempio gommista, dentista etc..


Il tempo ... che conta
Il tempo è un concetto cardine della nostra cultura occidentale. Facciamo di tutto per misurarlo, facciamo tutto di fretta per non perderlo e quello che ci avanza lo recuperiamo "divanati" davanti alla TV. Strano il nostro concetto di tempo perso e ... recuperato!
In Etiopia, invece, tutto è più fluido, gli orari un optional, la puntualità una possibilità, l'attesa non è mai vissuta come tempo perso. Anche l'età, per molti, è un numero sconosciuto. In questi posti dove tutto è legato alle stagioni e alle ore di luce è bello abbandonarsi al tempo che conta, senza l'ansia di contare il tempo.
Anche il calendario etiopico è diverso dal nostro; sono sceso nel "nostro" novembre 2017 e mi sono ritrovato a Getche nel marzo 2010, ringiovanito di ben 7 anni e 113 giorni (pari al ritardo del calendario etiopico sul nostro riferimento cristiano; il capodanno corrisponde all'11 settembre).


Il mio viaggio in Etiopia è stato scoprire tutto questo... e tanto altro. Per mettere in discussione soprattutto me stesso, le mie posizioni e le mie convinzioni.
ETIOPICA-MENTE