mercoledì 7 novembre 2018

Non c'è niente da fare

Non c'è niente da fare. Non è facile stare nel mondo a certe altezze. L'altitudine, le ripide salite per raggiunge le comunità più isolate, il sole cocente di mezzogiorno e la brezza del tramonto, il fiato corto dei miei 41 anni contro quello dei polmoni allenati dei bambini di Guanazan; tutto ciò ha reso impegnativa l'avventura Ecuadoriana. Ma questo lo sapevo ancor prima di partire.
Ciò che però non potevo immaginare e che ha travolto le mie puerili lamentele, ha preso il nome di Hannibal. Nonostante il nome poco 'rassicurante', questo sorridente bambino ecuadoriano di 8 anni si fa due ore di cammino al mattino per arrivare alla scuola di Guanazan e ovviamente due al pomeriggio per tornare. Un giorno ho deciso di accompagnarlo a casa su quei sentieri durissimi; nonostante lui giocasse a calciare i sassi, io faticavo a seguirlo. È uno dei tantissimi bambini che in questi mondi paralleli al nostro si fanno ore di cammino per raggiungere una scuola e studiare insieme agli amici; succede in Africa, in Asia e in America Latina. Ciò che accade meno spesso è raccontare che Hannibal fa tutto questo e molto di più, sin dalla nascita, su una gamba sola, reggendosi su una stampella improvvisata e su una solarità che illumina le montagne vicine: lui, per me, è un EROE!! (mi ricorda il protagonista del libro 'Lo scudo di Talos').
Non c'è proprio niente da fare: io ho ancora molta strada da percorrere per stare nel mondo liberandomi da ciò che mi frena.