venerdì 22 aprile 2016

L'oceano dall'altro Capo

C'è un altro oceano a Città del Capo. Non è quello di Beach Road, di Sea Point o Camps Bay, dei tramonti sul mare, delle case e delle barche di lusso e delle auto sportive.
È un oceano di lamiere, fatto di baracche che al tramonto luccicano come i riflessi del sole sull'acqua. I tetti, da cui spuntano i pali della corrente elettrica, sembrano zattere con alberi maestri senza vela. E per ognuna di queste zattere tante vite umane... Migliaia e migliaia di vite umane alla deriva. In questo oceano ognuno cerca di sopravvivere come può, remando, ogni giorno, con tutta la forza possibile.
Questi sono i due oceani di Città del Capo, oceani vicini che a volte si incontrano ma difficilmente si mescolano: da una parte c'è chi può permettersi di veleggiare, dall'altra chi è costretto a remare!




mercoledì 20 aprile 2016

. e a Capo

Il fantastico lungomare di Beach Road, da Camps bay fino a Sea Point ...Nomi evocativi a cui corrispondono scorci di infinita bellezza.

L'incantevole vista del centro dalla Table Mountain.

Il Capo di Buona Speranza ... Con le sue spiagge e con quel nome di grande auspicio.


venerdì 15 aprile 2016

La strada ... per il cielo

Le strade, in ogni dove, raccontano molto del luogo in cui ci troviamo. In Africa forse ancora di più; brulicano di vita, di vite e di colori. Qui le strade non sono solo zone di transito ma anche luoghi dove fermarsi per incontrarsi, mangiare, lavorare... e per alcuni vivere.
Ad Harare le grigie e tormentate storie degli street child si incrociano con le verdi e tranquille vie alberate della capitale.

Agli incroci il tricolore dei semafori si alterna con la colorata presenza degli ambulanti; ai lati delle vie pittoreschi mercatini dove trovare, oltre ai più tradizionali banchetti di alimentari e vestiti, anche letti, divani, onoranze funebri e  barbieri.

È altrettanto curioso notare la coesistenza cromatica tra improvvisate e cupe officine a cielo aperto e il mistico candore di persone in preghiera.

lunedì 11 aprile 2016

Cascando!!

Non te l'ho detto ma non te l'ho nemmeno nascosto!! Ecco, con te è andata così.. Sono arrivato, ho aperto gli occhi, tu con i tuoi miracoli mi hai inondato lo sguardo di colori ed io sono dolcemente 'cascato' ai tuoi piedi. Tutto senza dire una parola. Grazie Vic Falls!

Con te sono arrivate anche le meravigliose persone che in questi giorni mi hai presentato, da sole o in gruppo, con le loro storie da ascoltare e la mia da raccontare. Menzione speciale per la famiglia Zimba che mi ha invitato a condividere la cena - io ho accettato offrendo birra, loro hanno ricambiato con vodka, serata chiusa con canzoni gangsta rap locali - e per Cris, istruttore di rafting, che prima ha fatto il difficile per la mia dichiarata ex cardiopatia, poi ha trovato il solito compromesso africano ('ok ma pagaia a piano'), e dopo averci fatto giungere al fiume a piedi attraverso un pericoloso sentiero Himalayano, prima del rafting ci ha avvertito che sullo Zambesi c'è una cosa buona ed una cattiva da sapere: quella cattiva che ci sono i coccodrilli; quella buona che l'acqua non è assolutamente potabile e che quindi eventualmente non moriremo per affogamento ma di voltastomaco. Cris tranquillo: il mio cuore cucito ha superato le rapide .. ma è soavemente 'cascato' davanti alle Vic Falls!! Perché cascando si può precipitare .. Ma si può anche volare!!


giovedì 7 aprile 2016

Senza!

Sono qui da qualche giorno ad Harare in Zimbabwe, città che a differenza di altre africane sembra abbastanza verde, ordinata e sicura, dove sto visitando il progetto 'La casa del sorriso', struttura che apre le porte ai ragazzi che vivono per la strada offrendo loro uno spazio diurno di accoglienza. Sono giovani tra i 13 e 19 anni, alcuni debilitati da malattie, violenze o sostanze. Io non conosco le loro storie ... e forse nessuno le conosce veramente, ma basta vederli per intuire le privazioni con cui sono costretti a con-vivere quotidianamente.
Senza famiglia, senza casa, senza identità... hanno una strada dove vivere senza averne una da seguire, navigano a vista ma senza vedere una destinazione. Sono ragazzi senza un'età, costretti a crescere in fretta senza essere mai stati bambini (e forse per questo ancora con tanta voglia di giocare). Esistenze spacciate come le sostanze che assumono, vagano in gruppi randagi ma senza essere uniti come un branco, cavalcano giornate selvagge senza conoscere la libertà, giocandosi il presente senza mai pensare a domani.
Sono "vite senza" ... dove in pochi attimi queste due parole possono invertirsi in un tragico finale ... "senza vita"!