martedì 16 luglio 2019

Georgia.. On my mind!!

Non è facile spiegare agli amici e conoscenti che sono stato in Georgia, perché molti confondono questo piccolo Stato indipendente del Caucaso, confinante e culturalmente affine all’Armenia, con quello degli Stati Uniti d’America.
Non è facile nemmeno spiegare quello che è oggi la Georgia, paese che unisce una millenaria tradizione cristiana ortodossa di stampo culturale europeo con l’ingombrante passato sovietico ancor oggi presente sui confini georgiani contesi dalla Russia (Abkhazia e Ossezia).

Neppure è facile riassumere quello che ho visto nella settimana passata nel Caucaso. Le sensazioni sono contrastanti.
Batumi sorprende come una Las Vegas sul Mar Nero, affollata di casinò, ristoranti ed hotel kitsch. 



Tbilisi affascina fondendo le sue imponenti chiese ortodosse alla modernità di alcune opere contemporanee, come il ponte della pace ed una cabinovia che dal parco centrale permette di raggiungere le colline circostanti che cingono la capitale georgiana. 



Il recente sviluppo di queste due città, rispettivamente ad Ovest ed a Est del paese, si scontra con l’isolamento del resto della Georgia, fatto di  boschi, montagne e piccoli centri industriali post sovietici oggi in abbandono a causa della dilagante disoccupazione.
Kutaisi, cittadina a metà strada tra Batumi e Tbilisi, è la perfetta sintesi della realtà georgiana più profonda. 

Qui sorge il progetto “Centro per Ragazzi” sostenuto da Caritas Verona e dagli Stimmatini di Verona, finalizzato all’inclusione sociale di bambini e ragazzi dai 5 ai 18 anni che vivono sulla loro pelle il disagio della periferia georgiana.
Grazie al Centro, vengono garantiti a questi bambini due elementi fondamentali: spazio e tempo. Il primo è costituito da un’ampia area alla periferia di Kutaisi, dove sorge un complesso immobiliare completamente ristrutturato che vanta diverse aule pulite ed ordinate, una sala mensa, un giardino per i giochi all’aperto ed, infine, un capannone per i corsi di formazione professionale per futuri falegnami. 


Il secondo è rappresentato da Suor Loredana e Padre Gabriele, che operano da oltre 25 anni in questo contesto di emarginazione sociale, e da un corpo insegnanti che nei pomeriggi dal lunedì al venerdì accompagna i ragazzi attraverso attività ludico – formative per strapparli alla dimenticata realtà di periferia.


Questa è l’altra Georgia, quella meno turistica, che può attrarre solo viaggiatori curiosi che non si accontentano di sfavillanti location da dépliant. Il centro, forse, sarà più bello, ma la periferia è sicuramente più vera.

La mia visita al progetto è durata un solo pomeriggio, dove, con l’amico Eros, abbiamo salutato i bambini del Centro con alcuni giochi, palloncini e un po’ di bolle di sapone; ma seppur breve, la visita è bastata per “fotografare” la Georgia più autentica, quella delle molte difficoltà che quotidianamente vivono le persone locali, ma anche quella dell’animo nobile di chi, da decenni, aiuta in silenzio.
L’altra Georgia non è facile da raccontare, ma è anche difficile da dimenticare!!! Proprio come dice  – capriccio del destino – una nota canzone americana: “Georgia on my mind”!!


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